Una famiglia su tre a rischio povertà in Italia

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Dopo i recenti allarmanti dati pubblicati nell’ultimo report di Confcommercio sul disagio delle famiglie italiane, arriva anche il rapporto del Centro Studi Sintesi, secondo il quale sempre più famiglie vivono in una condizione economica di forte disagio

Dopo i recenti allarmanti dati pubblicati nell’ultimo report di Confcommercio sul disagio delle famiglie italiane, che ha evidenziato il rischio di vedere più di 600 nuovi poveri al giorno in Italia nel corso del 2013, arriva anche il rapporto del Centro Studi Sintesi, secondo il quale sempre più famiglie vivono in una condizione economica di forte disagio. Il dato è anche in questo caso inquietante, visto che il 28,2% delle famiglie è a rischio povertà. Ciò vuol dire che quasi una famiglia su tre vive ai margini.

I sintomi di questa condizione disagiata sono, tra gli altri, le bollette in arretrato, la caancellazione totale delle ferie, la rinuncia dell’auto o di alcuni elettrodomestici. Dallo studio emergee che le cose vanno peggio nel Mezzogiorno. In Sicilia si raggiungono punte del 54,6%, mentre in Campania, Basilicata e Calabria si sfiora il 50%. L’impoverimento non risparmia nemmeno le regioni piùproduttive del nord, abituati a più elevati tenori di vita.

A livello nazionale c’è stato un peggioramento del 3,7% dal 2010 al 2011, ma in Piemonte si è fatto peggio della media nazionale con un balzo del 4,2%. Confcommercio stima per quest’anno 500mila nuovi poveri in più rispetto al 2012, che porterà i poveri a superare la soglia dei 4 milioni. Il calcolo dell’indice di disagio viene effettuato su tre variabili-chiave.

1- rischio-povertà, ovvero persone con reddito inferiore al 60% di quello medio;
2- bassa intensità del lavoro, ovvero si è occupati per meno di un quinto del proprio tempo;
3- deprivazione materiale: impossibilità di fare ferie, spese impreviste insostenibili, etc.

Oltre alla costante diminuzione del proprio patrimonio personale, a preoccupare maggiormente è la possibilità di perdere il lavoro, che viene considerato uno “strumento insostituibile di inclusione sociale” secondo Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano.

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