In Italia si lavora fino a luglio solo per pagare tasse allo Stato

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In Italia è necessario lavorare per circa 6 mesi e mezzo solo per pagare le tasse allo Stato. Nel frattempo ci sono circa tre milioni di persone che un lavoro non ce l’hanno nemmeno

In Italia è necessario lavorare per circa 6 mesi e mezzo solo per pagare le tasse allo Stato. Nel frattempo ci sono circa tre milioni di persone che un lavoro non ce l’hanno nemmeno. Lo scorso anno era necessario lavorare fino al 3 luglio per pagare tutte le tasse dovute allo Stato, prima di poter incassare i proventi derivanti dalla propria attività lavorativa. Ora nel 2013 bisognerà lavorare qualche giorno in più per pagare lo Stato, ovvero fino al 10 luglio.

Il 10 luglio 2013 sarà ricordato simbolicamente dagli italiani come il giorno della “liberazione” dalle tasse. E’ questo quello che dice la Fondazione per le riforme europee e l’Istituto economico Molinari, in base alle rilevazioni effettuati dalla società di consulenza Ernst&Young. In attesa della “tempesta fiscale” che si abbatterà da luglio sui contribuenti italiani, tra Tares, Imu e Iva, l’Italia guadagna a suo malgrado una posizione in questa speciale classifica europea.

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE VICINA AL RECORD STORICO

Lo scorso anno era settima, nel 2013 balza al 6° posto scavalcando la Svezia. Di certo si tratta di un avanzamento di classifica che non farà piacere agli italiani, perché qui quanto più si sale tanto peggio vanno le cose per le famiglie italiane in tema di fiscalità. Il Belgio resta il paese dove bisogna lavorare di più per pagare prima lo Stato (8 agosto), seguito da Francia, Austria, Ungheria e Germania.

DISOCCUPAZIONE QUASI RADDOPPIATA IN 5 ANNI

Poi c’è L’Italia e quindi la Svezia. Nel 2011 la pressione fiscale in Italia è stata pari al 42,3%, dal 42,7% del 2010. Secondo l’Eurostat, solo il Belgio ha una pressione fiscale più alta dell’Italia (42,8% contro 42,7%). Nel Regno Unito, invece, il carico fiscale è su livelli estremamente bassi: 26%. Intanto, il rapporto tasse/pil per l’Italia è salito al 42,5% nel 2011, mentre nel resto dell’Europa è al 38,8%.

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