Mutui a tasso variabile consigliati nel 2012

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Ormai non passo giorno senza ascoltare tra le news finanziarie un nuovo calo dell’Euribor, cioè del tasso interbancario di riferimento in Europa al quale vengono agganciati i mutui a tasso variabile che le banche concedono ai propri clienti

Ormai non passo giorno senza ascoltare tra le news finanziarie un nuovo calo dell’Euribor, cioè del tasso interbancario di riferimento in Europa al quale vengono agganciati i mutui a tasso variabile che le banche concedono ai propri clienti. Il tasso a un mese è sceso, seppur di pochissimo, sotto lo 0,4% ed è praticamente prossimo al raggiungimento del minimo storico dello 0,397% toccato il 31 marzo 2010. Il tasso a tre mesi, invece, quota intorno allo 0,7% e anche qui siamo vicini a toccare il minimo storico dello 0,634%.

A Londra, sul mercato londinese dove vengono negoziati i contratti futures sui tassi di interesse (Liffe), le previsioni sul tasso Euribor a 3 mesi sono per nuovi ribassi nel 2012 e con lieve risalita nei prossimi cinque anni. E’ chiaro che le aspettative riflettono il mood odierno dei mercati, messi a dura prova tra recessione in Europa e crisi dei debiti sovrani. Tuttavia, l’economia sembra destinata a muoversi su sentieri di crescita irrisori (o addirittura negativi) almeno nei prossimi 2-3 anni, per cui è davvero difficile ipotizzare un exploit dell’Euribor nel medio termine.

INVESTIMENTI IN TITOLI LEGATI ALL’EURIBOR SCONSIGLIATI NEL 2012

I futures sul tasso a 3 mesi indicano una proiezione sotto la soglia dell’1% fino a settembre 2014, di una lieve risalita vicino al 2% nel 2016 ma sempre lontano dalla media storica del 3%. Buone notizie, dunque, per i tre milioni di italiani che stanno già rimborsando un mutuo a tasso variabile, ma anche per coloro che potrebbero accenderlo a breve.

DOVE PARCHEGGIARE LA LIQUIDITA’ NEL 2012

Alla luce della proiezione futura dei tassi e dell’outlok economico, oggi sembra nettamente conveniente stipulare un mutuo a tasso variabile anziché a tasso fisso beneficiando non solo dello spread tra le due opzioni (in media 3,5% contro 5,8%) ma anche della tipologia di ammortamento adottato solitamente dalle banche (à la “francese”, cioè la rata è fatta soprattutto di intressi sul debito nei primi anni).

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