Come investire in caso di fallimento dell’euro

di Redazione Commenta

Come investire, nel caso in cui fallisca l'euro, per guadagnare senza perdere il capitale.

Tornando, dopo qualche tempo, a parlare di investimenti quanto mai sicuri ed al contempo redditizi, vogliamo interessarci, com’è giusto che sia, alla crisi da debito sovrano che ha colpito ogni ricca democrazia occidentale, causandone quasi il default, come nel caso della Grecia, oppure ancora indebolendole notevolmente, come nel caso dell’Italia, così da non trovarci impreparati nel caso in cui, come più volte pronosticato nel corso dei frenetici giorni scorsi, si andasse incontro al fallimento, controllato o meno, della moneta unica e alla conclusione, dunque, dell’esperimento euro.

Sebbene, dunque, uno scenario di codesto tipo possa considerarsi catastrofico, potrebbe garantire consistenti guadagni a quegli investitori, cinici e pessimisti, che vedono imminente la fine della zona euro e che, proprio per questo motivo, sceglieranno di dedicare il capitale a propria disposizione all’acquisto di prodotti finanziari, specialmente obbligazioni, denominati in valute differenti dall’euro che, dal suo fallimento, potrebbero ottenerne una grandissima rivalutazione.

COME INVESTIRE IN CASO DI SALVEZZA DELL’EURO

OBBLIGAZIONI

La maggior parte del capitale a nostra disposizione, diciamo il 90%, dovrebbe dunque venir investito in obbligazioni emesse dagli Stati nazionali più importanti al di fuori di quelli appartenenti alla zona euro ma, contrariamente a quello che si potrebbe credere, non al di fuori dell’Unione Europa. Saranno proprio questi Paesi, infatti, a trarre maggior beneficio dalla fine dell’euro e il piano tedesco di uscita dall’euro, in questo senso, potrebbe rivelarsi estremamente vantaggioso per la popolazione tedesca.

Per questi motivi consigliamo di suddividere questa porzione di capitale in ulteriori 6 identiche porzioni, del valore del 15% ciascuna, da utilizzarsi per acquistare obbligazioni, in scadenza a dicembre 2013 o dicembre 2014, emesse dagli Stati Uniti d’America, dall’Australia, dal Canada, dalla Svezia, dalla Norvegia e dalla Danimarca.

AZIONI

Il restante 10% del capitale, da investire in azioni denominate non in euro, potrebbe consentirci, nel caso in cui i succitati Paesi vengano travolti dalla crisi dell’euro garantendoci solamente la conservazione del capitale, di ottenere quel guadagno sempre necessario in un qualsiasi investimento.

Consigliamo, dunque, di investire il 5% del nostro capitale in un ETF che replichi l’andamento dell’oro, da sempre porto sicuro, mentre il restante 5% in un ETF che replichi l’andamento dei listini azionari dei Paesi Emergenti.

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