Evoluzione dei mercati valutari

di Redazione Commenta

La nostra valutazione sul possibile andamento dei mercati valutari per il 2011

Intuire l’evoluzione dei mercati valutari, specie nel breve periodo, è una cosa talmente difficile che Alan Greenspan, già presidente della Federal Reserve, intervistato sull’argomento, rispose che le probabilità  di stabilire, con una certa esattezza, l’andamento delle valute sono pari a quelle che si avrebbero se si dovesse scommettere su quale faccia potrebbe cadere una moneta lanciata in aria.


Nonostante questa intrinseca difficoltà, dovuta soprattutto alla volatilità di un mercato che, più di tutti gli altri, può venire influenzato dal minimo vento contrario, si possono cercare di intuire possibili trend, se non altro delle indicazioni, per quanto sbiadite e cangianti, basandoci sulla situazione attuale e passata.

Nel 2011, dunque, si potrebbe sostenere con una sorta di certezza, sia l’euro che il dollaro, dovrebbero rimanere deboli e sottotono.

Il primo, la moneta unica europea, oltre a scontare una strutturare debolezza nei confronti di moltissime valute estere (oltre alle classiche cosiddette valute rifugio sarebbe bene segnalare gli yuan cinesi, gli yen, il dollaro australiano, il franco, il real brasiliano e la sterlina), sconta una debolezza esterna, a causa di fattori che non gli sono propri, che non si risolverà nel 2011.

Questi fattori sono:

– Fragilità dell’intero sistema di governo dell’area valutaria

– Incertezza sul debito dei Paesi periferici dell’area euro (Portogallo, Grecia e Irlanda insegnano).

Per quanto riguarda, invece, il dollaro, molto dipenderà dal meeting annuale dei banchieri centrali, che comincerà oggi alle 16.00 (ora italiana) nel Wyoming, e dal discorso collaterale di Ben Bernanke, leader della Federal Reserve, dal quale si dovrebbe intuire se la banca centrale statunitense, dopo il QE2 varato lo scorso anno, abbia intenzione di attuare un QE3.

Pochi, però, ci credono. Se dovesse, comunque, verificarsi una simile evenienza, il prezzo del dollaro, complice gli altissimi livelli del debito pubblico USA 2011 nonché la mancanza di importanti scambi con l’estero, non potrebbe che rimanere molto basso.

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