Possibili risparmi grazie alla liberalizzazione delle farmacie

di Redazione Commenta

Ecco come il decreto liberalizzazioni potrebbe causare un aumento della spesa farmaceutica pro capite.

Il Governo Monti, come molti sicuramente sapranno, avrebbe in questi giorni approvato la bozza del decreto liberalizzazioni che, votata da entrambe le Camere del Parlamento, firmata dal Presidente della Repubblica Italiana e pubblicata in Gazzetta Ufficiale, dunque divenuta una vera e propria legge della Repubblica italiana, comincerà a breve a far sentire i propri effetti che, stando al personale tecnico attualmente all’Esecutivo, dovrebbero consentire alla popolazione ed ai cittadini tutti di risparmiare, annualmente, parecchie centinaia di euro sulle spese quotidianamente sostenute.

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Vogliamo però oggi chiederci, esclusivamente in relazione al settore farmaceutico, se non fosse piuttosto vero l’esatto contrario.

Come dichiarato in questi giorni dai vertici della Federazione Nazionale dei Titolari di Farmacia Italiani (Federfarma), infatti, nonostante la più che probabile apertura di nuove farmacie, parafarmacie o punti vendita di varia natura, evenienza che potrebbe causare una riduzione del prezzo dei farmaci a causa dell’aumentare della concorrenza, il provvedimento del Governo Monti potrebbe, in realtà, causare un incremento della spesa farmaceutica pro capite.

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Secondo il Presidente di Federmarma, infatti, “fino ad oggi, se il medico prescrive un medicinale di marca per il quale esiste il generico, senza aggiungere un’indicazione specifica di non sostituibilità, il cittadino in farmacia, grazie alle informazioni fornite dal farmacista, può scegliere se prendere il farmaco generico che costa meno e non spendere nulla ovvero se ritirare il medicinale di marca e pagare la differenza di prezzo a proprio carico. Qualora venisse confermata la norma presente nella bozza del decreto, se il medico scrivesse sulla ricetta solo il nome del farmaco di marca senza aggiungere la dicitura «o farmaco equivalente se di minor prezzo», il farmacista non potrebbe proporre la sostituzione e il cittadino sarebbe costretto a ritirare il medicinale di marca e a pagare la differenza”.

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