Risparmiare sulla tavola, la soluzione per molti italiani

di Redazione Commenta

Anche se l’inflazione ha raggiunto i suoi minimi storici a partire dal settembre 2009, i consumi stentano a decollare. Anzi,  per quanto riguarda le vendite dei prodotti alimentari, esse sono diminuite dell’1,6 per cento, con un calo per i piccoli negozi (meno 3,5 per cento) e anche per la rete della Grande distribuzione organizzata (-0,9 per cento). E ora l’incremento dell’Iva dal 21 al 22 per cento che scatterà dal primo di ottobre renderà il tutto ancora più difficile per famiglie e imprese.

Il rallentamento della corsa dei prezzi al consumo (come quelli alimentari) -come afferma la Cia– non ha cambiato la situazione sul fronte dei consumi. Gli italiani hanno una soluzione (?). Quella di svuotare il carrello della spesa, orientandosi sempre di più verso una tavola “low-cost”, con 7,4 milioni di famiglie che optano per prodotti di qualità inferiore e 6,5 milioni che ormai si rivolgono quasi esclusivamente ai discount. Oltretutto, ne pagano le conseguenze prodotti come pasta (meno 9,3 per cento), pesce (meno 16,6 per cento), carne rossa (meno 4,4 per cento) e ortofrutta (meno 3,7 per cento).

In uno scenario del genere l’incremento dell’Iv, stando alla Cia, può dare un colpo micidiale, costando alle famiglie quasi un miliardo in più soltanto per le spese alimentari. Per non parlare degli effetti sulle aziende, soprattutto quelle agricole.

E’ vero che l’aumento dell’aliquota dal 21 al 22 per cento non concerne beni di prima necessità come pasta o pane, ma è altrettanto vero che coinvolge prodotti di largo consumo come acqua minerale, vino e spumanti, birra, succhi di frutta, caffè e bevande gassate Senza contare che il rialzo sulla voce carburanti avrà, comunque, effetti moltiplicatori sui prezzi di tutti i prodotti alimentari, visto che in Italia viaggiano su gomma nell’85 per cento dei casi per arrivare dal campo alla tavola.

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