Negli ultimi due anni il risparmo gestito ha gradualmente riacquistato credibilità, grazie alla forte ripresa dei mercati finanziari e alla discesa dei costi praticati alla clientela
Negli ultimi due anni il risparmo gestito ha gradualmente riacquistato credibilità, grazie alla forte ripresa dei mercati finanziari e alla discesa dei costi praticati alla clientela. Il 2012 ha visto numerosi fondi comuni di investimento mettere a segno performance al dir poco spettacolari, che mettono alle spalle un periodo buio fatto di pesanti perdite e deflussi record. Lo scorso anno, però, l’asticella dei costi dei fondi è tornata a muoversi verso l’alto, dopo un quadriennio di sostanziale stabilità. Il costo medio è salito all’1,39% del patrimonio totale.
Nel biennio 2005-2006 il costo medio era ai massimi storici all’1,44%, complice il boom dei mercati prima del tracollo dovuto alla crisi dei mutui subprime e al crack Lehman Brothers. Poi i costi sono scesi, anche per fermare l’emorragia di deflussi del denaro dei clienti che, oltre al danno (forti perdite in conto capitale dopo il crollo dei mercati del 2008) hanno dovuto incassare anche la beffa degli elevati costi di gestione.
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La maggior parte del prelievo finisce nelle tasche dei collocatori, ovvero banche, assicurazioni e reti di promotori finanziari. Alcune società di gestione del risparmio sono addirittura molto generose nei confronti della propria rete di distribuzione dei fondi. Carige Asset Management Sgr ha retrocesso quasi l’81% ai propri collocatori, seguita da Eurizon Capital (80,7%), Epsilon Sgr (77,8%) ed Euromobiliare Asset Management Sgr (77,7%).
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L’incidenza dei costi di gestione è molto elevata per i fondi specializzati sui paesi emergenti, azionario area euro e azionario italiano. Nel comparto obbligazionario i costi più alti si riscontrano sui fondi specializzati in high yield bond. Oltre a questi costi, il risparmiatore deve considerare anche le tasse (capital gain e mini-patrimoniale per il dossier titoli).
