Benefici fiscali dall’investimento in Certificati del Tesoro

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La crisi del debito italiano degli ultimi mesi ha depresso oltremodo le quotazioni dei titoli di stato. Al di là della recente ripresa delle quotazioni, e quindi del calo dei rendimenti, sui più noti Bot, Btp e Ctz, c’è uno strumento che ancora sembra non aver espresso il suo reale potenziale

La crisi del debito italiano degli ultimi mesi ha depresso oltremodo le quotazioni dei titoli di stato. Al di là della recente ripresa delle quotazioni, e quindi del calo dei rendimenti, sui più noti Bot, Btp e Ctz, c’è uno strumento che ancora sembra non aver espresso il suo reale potenziale e che mostra quotazioni depresse. Si tratta dei Certificati di credito del Tesoro, ovvero i CcT. I risparmiatori potrebbero approfittare della situazione per inserire i CcT in portafoglio, beneficiando di un rendimento atteso molto intressante.

Basta pensare che alcune emissioni di CcT scadenza 2017 quotano sotto 90. Ad esempio, il CcTeu scadenza 15 ottobre 2017, cedola 1,853%, a fine settimana scorsa quotava sotto 88,5 per un rendimento lordo del 3,8% circa. Il CcTeu scadenza 15 aprile 2018 mostrava un prezzo simile e un rendimento lordo a scadenza intorno al 3,76%. I CcTeu sono i certificati di credito del Tesoro indicizzati al tasso Euribor a 6 mesi.

Interessanti opportunità arrivano anche sulle scadenze più brevi, come 2015 e 2016: la quotazione è di poco superiore a 90 e il rendimento lordo a scadenza supera il 3%. I CcTeu hanno sofferto maggiormente la crisi dei debiti sovrani e finora hanno pagato oltremodo la prospettiva di tassi calanti a causa di aspettative di crescita economica modesta o addirittura negativa.

I Cct potrebbero rappresentare anche un interessante tesoretto fiscale. L’obiettivo potrebbe quindi non essere quello di ottenere un buon rendimento, bensì sfruttare eventuali minusvalenze accumulate fino al termine del 2011, o anche quest’anno, per incassare alla scadenza l’intero valore nominale dell’investimento effettuato. Dalla plusvalenza, infatti, bisognerà dedurre eventuali minusvalenze pregresse patite su altri titoli fino al completo assorbimento. Ciò è possibile fino al 31 dicembre del quarto anno successivo.

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