Come investire in caso di disgregazione dell’area euro

di Redazione Commenta

Come investire nel caso in cui, grazie al sacrificio di alcune nazioni europee, l'euro dovesse salvarsi intraprendendo un lento e difficile cammino di recupero.

Investire in periodi di incertezza quali quello che l’Europa e l’Italia in particolare si trovano oggi ad affrontare, non è mai semplice, sicuro, redditizio, conveniente. Ciò è dovuto, naturalmente, alla difficoltà di comprendere quali potrebbero essere le strategie più vantaggiose giacché, non riuscendo ad intuire in quale direzione potrebbero evolversi gli eventi, potrebbe essere davvero difficile scegliere su quali strumenti finanziari puntare.

Se, infatti, potrebbe rivelarsi difficile investire in caso di fallimento dell’euro, considerando che la succitata ipotesi, dovesse realmente verificarsi, potrebbe avere importanti conseguenze sull’economia mondiale, ancor di più lo è in caso di incertezza rappresentata, nel caso specifico del quale ci stiamo occupando, dalla lenta, difficile, complicata salvezza dell’euro a scapito di quella di alcune nazioni periferiche, quali, per esempio, la Grecia.

Bisogna, infatti, cercare di prevedere le mosse dell’Unione Europea, della Banca Centrale Europea, dei governati delle più importanti nazioni, del possibile veto dei Paesi non appartenenti alla zona euro, le tappe della ripresa, quali Stati potrebbero venir sacrificati e quali, invece, venir salvati con lo sforzo unanime di tutti gli altri.

Considerando quanto appena espresso, dunque, e che la virtù starebbe nel mezzo, il portafoglio degli investimenti in caso di disgregazione dell’area euro, dovrebbe prevedere sia prodotti finanziari suggeriti in caso di salvezza dell’euro sia quelli proposti nel caso in cui la moneta unica fallisse.

OBBLIGAZIONI

Le obbligazioni, in questo senso, dovrebbero prevedere prodotti che siano, innanzitutto, molto sicuri. Consigliamo, dunque, di suddividere il portafogli come segue:

– 10 % BTP in scadenza a dicembre 2013

– 10% BTP inflation linked in scadenza a dicembre 2016

– 7,50% obbligazioni austriache

– 7,5% obbligazioni tedesche

– 7,5% obbligazioni olandesi

– 37,5% da suddividere, secondo i nostri gusti e le nostre intuizioni personali, tra Stati Uniti, Canada e Australia

AZIONI

Grande spazio, in questo portafoglio, è dato invece alle azioni ed ai listini azionari, nostra ancora di salvataggio e di guadagno nel caso in cui le economie nazionali, trascinate in basso dalla crisi dell’euro, dovessero fallire. Il 20% dedicato alle azioni, dunque, dovrebbe venir così suddiviso:

– 10% su un ETF che replichi l’andamento dei più importanti listini mondiali

– 10% su un’azienda multinazionali alimentare, quale potrebbe essere la Nestlé, capace di affrontare indenne qualsiasi tracollo economico-finanziario.

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