Denominare in euro le attività in portafoglio

di Redazione Commenta

Denominare il proprio portafoglio in valute straniere è molto difficile e, in alcuni casi, sconsigliabile.

Se possiamo, solitamente, considerare vero l’assioma che scegliere tra diversificazione e protezione del paniere non è sempre facile ed immediato o scontato, possiamo anche considerare vero l’assioma che, una volta che si sia scelto di diversificare dovremmo inserire nel nostro portafoglio davvero di tutto.

Potremmo, così, ritrovarci con azioni, titoli di Stato, obbligazioni societarie, depositi, oro e chi più ne ha più ne metta.


Esiste, però, un’ulteriore diversificazione, spesso ignorata ma che, decidessimo di rischiare almeno un minimo, potrebbe rivelarsi davvero vincente. Stiamo parlando, ovviamente, della diversificazione valutaria ovverosia della possibilità di denominare il nostro portafoglio non soltanto in euro bensì anche in dollari oppure ancora in yen o, ancora in una delle tante valute rifugio quali il franco svizzero o le divise scandinave.

CONVENIENZA DEGLI INVESTIMENTI IN ORO

Questa possibilità, però, deve venir valutata con le pinze.

Se, infatti, ai tempi in cui vigeva ancora la lira era d’obbligo comprare valute od in valute straniere, giacché investire tutto nella nostra vecchia valuta era impensabile, considerando le difficoltà di un’economia che era ed è preda di forti difetti strutturali, oggi questo discorso non vale più o, meglio, vale soltanto a livello globale piuttosto che a livello locale.

La partita delle valute, infatti, si è cominciata a giocare nei confronti soprattutto del dollaro, capace di crollare nel giro di pochissime ore, e sullo yen sul quale si sapeva e si ancora molto poco.

Restano, quindi, due sole possibilità:

– istruirsi profondamente sulle peculiarità delle suddette valute, così da essere pronti nel caso in cui si decida di investire in divise straniere

– denominare il proprio portafoglio in euro evitando, così, il rischio cambio e cercando di sfruttare le potenzialità dell’europa unita

L’evenienza, infatti, di un’uscita di massa dall’euro, come prospettato da molti a causa delle recenti crisi finanziarie, non è affatto da prendersi in considerazione.

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