Quanto rendono le polizze vita rivalutabili?

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Le polizze vita rivalutabili sono contratti di assicurazione sulla vita che legano il livello delle prestazioni pagate dall’assicuratore, ed eventualmente quello dei premi dovuti dal contraente, al rendimento che l’assicuratore ottiene investendo i premi raccolti

Le polizze vita rivalutabili sono contratti di assicurazione sulla vita che legano il livello delle prestazioni pagate dall’assicuratore, ed eventualmente quello dei premi dovuti dal contraente, al rendimento che l’assicuratore ottiene investendo i premi raccolti. Questi ultimi vengono investiti in una particolare gestione separata rispetto al complesso delle attività della compagnia assicurativa. I rendimenti ottenuti ogni anno aumentano la prestazione garantita secondo una determinata percentuale, ovvero l’aliquota di retrocessione, stabilita ex ante nel contratto.

I rendimenti vengono così consolidati ogni anno, formando la base sulla quale vengono poi calcolate le rivalutazioni future. Questa tipologia di polizza vita puà comunque prevedere un tasso minimo garantito. Il 2012 finora non è stato un anno positivo per le polizze vita, ricalcando così il trend mostrato nell’anno precedente. Il biennio d’oro 2009-2010 è per ora solo un ricordo. Il primo semestra ha registrato una raccolta netta negativa per 3 miliardi di euro, con pesante flessione nel ramo III per le polizze unit linked e index linked.

Le buone notizie arrivano dal ramo I, cioè proprio quello delle polizze rivalutabili, che hanno evidenziato una raccolta netta di 3 miliardi di euro. Secondo gli esperti del settore le gestioni tradizionali rivalutabili dovrebbero chiudere il 2012 con rendimenti lordi compresi tra il 3,5% e il 4%. Nel 2011, secondo le stime di Prometeia, il rendimento era stato pari al 3,9%.

Si tratta, però, di tassi di rivalutazione lordi. Per le vecchie tariffe c’è l’aliquota di retrocessione dell’80% circa, che si traduce in una rivalutazione delle polizze tra il 2,8% e il 3,2%. I nuovi contratti sembrano meno convenienti, perché al tasso lordo viene sottratto di anno in anno un contributo gestionale dell’1% – 1,5%, per cui il rendimento scende vistosamente tra il 2% e il 2,5%.

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