Quanto rende la liquidità a 3, 6 e 12 mesi ad aprile 2013?

di Redazione Commenta

Negli ultimi mesi i rendimenti dei depositi bancari (liberi o vincolati) sono diminuiti ma a un ritmo molto più lento del tasso di inflazione, che invece a marzo a registrato una brusca flessione all’1,6% su base annua

Negli ultimi mesi i rendimenti dei depositi bancari (liberi o vincolati) sono diminuiti ma a un ritmo molto più lento del tasso di inflazione, che invece a marzo a registrato una brusca flessione all’1,6% su base annua. L’investimento in liquidità è tornato appetibile, ma tranne che peer i tradizionali BOT (Buoni Ordinari del Tesoro). Infatti, in questo caso i tassi sono scesi così tanto che si spunta un rendimento “reale” negativo. Andiamo a vedere quanto rende la liquidità sulle scadenze a 3, 6 e 12 mesi.

Consideriamo sia l’investimento in Bot sia quello nei conti deposito vincolati. Sulla scadenza trimestrale il BOT rende appena lo 0,26%. Il tasso minimo presente attualmente sul mercato per i conti deposito è pari all’1%. Mediamente si può spuntare l’1,8%, mentre il tasso trimestrale più alto offerto è il 2,8%. Da questa prima analisi si evince che già sul vincolo a 3 mesi è possibile battere l’inflazione scegliendo l’offerta più vantaggiosa.

COME INVESTIRE PER BATTERE L’INFLAZIONE NEL 2013

Passiamo alla scadenza semestrale. Il BOT a 6 mesi rende lo 0,52%, mentre il tasso più basso offerto da un conto deposito tocca l’1%. Mediamente il deposito bancario rende il 2,3% per vincoli a 6 mesi, ma con l’offerta più vantaggiosa si può salire addirittura fino al 3%. Infine, sulla scadenza annuale, il BOT a 12 mesi rende appena lo 0,92% mentre il “peggior” conto deposito il 2,2%.

INVESIMENTO IN LINGOTTI DA TENERE IN CASA SCONSIGLIATO

Mediamente il conto deposito rende il 2,9% sulle scadenze a 12 mesi, ma ci sono offerte che toccano punte del 3,8%. Grazie ai conti deposito si può far fruttare la liquidità senza incappare nel pericolo dell’erosione del capitale dovuto all’aumento dell’inflazione. Bisogna, però, ricordare che nel dicembre 2011 un BOT annuale arrivò a toccare punte del 7%: il ritorno alla “normalità” della curva dei tassi è costato caro al risparmiatore, ma quantomeno per l’Italia c’è stato uno scampato pericolo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>