Migliori fondi pensione primo semestre 2012

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La pensione di scorta ha prodotto risultati interessanti nel primo semestre 2012, grazie soprattutto al buon andamento dei Btp

La pensione di scorta ha prodotto risultati interessanti nel primo semestre 2012, grazie soprattutto al buon andamento dei Btp. Infatti tutte le linee di investimento, agganciate in buona parte ai titoli di stato italiani, hanno generato risultati positivi grazie alla diminuzione dello spread Btp-Bund. Il rendimento medio offerto dai fondi pensione chiusi, aziendali o di categoria è stato pari al 3%. La liquidazione ha reso solo il 2,1% nello stesso periodo, al netto dell’aliquota dell’11%. In azienda il Tfr si rivaluta con un tasso dell’1,5%, più il 75% dell’inflazione.

Tuttavia, nel medio-lungo periodo il Tfr batte ancora la pensione di scorta. Tra il primo gennaio 2000 e il 30 giugno 2012, tutti e tre i principali fondi pensione esistenti all’inizio del periodo sono stati battuti dal 41,5% offferto dalla liquidazione. Cometa (industria metalmeccanica e orafa) ha reso il 38,3%, Fonchim (chimica e farmaceutica) il 35,5%, Fondenergia (energia e petrolio) il 38,3%.

Cometa è stato il miglior fondo pensione sia nel primo trimestre che nel secondo, durante il quale ha reso il 6,1%. Sono andati bene anche altri fondi importanti, come Fonte (commercio, turismo e servizi) e Fonchim. Il presidente di Fonchim, ovvero Fabio Ortolani, ha dichiarato che “tutte le decisioni di indirizzo finanziario vengono prese per preservare il capitale degli aderenti dagli scossoni delle borse e avvantaggiarsi il più possibile nei momenti di ripresa”.

A favore della previdenza complementare gioca il fattore “contributo aziendale”, pari mediamente all’1,2% – 1,5% della retribuzione lorda, che fa preferire la pensione di scorta rispetto al Tfr. Gli operatori del settore, però, criticano la decisione del governo relativa alla soppressione della Covip, cioè la Commissione di vigilanza sul settore. Assofondipensione, che raggruppa 34 fondi aziendali e di categoria, ritiene che sia “un errore che può minare le potenzialità di sviluppo della previdenza complementare nel momento in cui è necessario invece un suo forte rilancio”.

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