Venezuela, crisi sociale sempre più gravi: situazione migranti paragonabile alla Siria

di Redazione Commenta

Nel momento in cui si fa riferimento al tema dell’immigrazione, la situazione della Siria non è poi tanto distante rispetto a quella del Venezuela. Esattamente, perché nelle ultime settimane è aumentato notevolmente il flusso di cittadini venezuelani che hanno deciso di abbandonare il paese per rifugiarsi in Colombia o in Brasile, ma anche verso altre Nazioni, Italia compresa.

Secondo un reportage che è stato diffuso da parte del The Wall Street Journal, circa il 10% della popolazione ha lasciato il Paese. La colpa? Una crisi sociale che sta trovando un risalto veramente quasi nullo tra i media tradizionali, come riportato dal sito web dellOn. Fabrizio Bertot. La situazione drammatica è chiaramente da ricollegare al regime di Nicolàs Maduro.

Sono oltre 100 mila i venezuelani che hanno fatto richiesta di asilo politico agli Usa. Secondo l’Assemblea Nazionale del Venezuela si tratta di dati che sono destinati ad aumentare notevolmente nel giro di pochi mesi. Ad esempio, per il prossimo mese di giugno si pensa che possano essere all’incirca tre milioni i venezuelani che avranno abbandonato il Paese.

È facile intuire come si tratti di statistiche che si possono facilmente comparare a quelle dell’emergenza in Siria, oppure della minoranza etnica rohingya in Birmania. Le indagini interne affermano come quasi il 9 venezuelani su dieci non abbiano i mezzi economici per permettersi di acquistare sufficiente cibo. Mentre il 60% ha dichiarato di andare a dormire molto affamato.

E sembrano sempre più numerosi i sostenitori di un eventuale attacco militare da parte degli Stati Uniti, di cui si parla con insistenza già da qualche anno. Pare, però, che non ci sia ancora molto accordo su come debba avvenire ed essere organizzato il raid che mirerebbe a ribaltare il regime di Maduro. Un ruolo di primo piano sarà sicuramente quello svolto dalla Colombia, soprattutto nell’ipotesi in cui gli Usa dovessero decidere di attuare sul serio un intervento militare.

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