Mercato del lavoro chiuso per un giovane su due

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E’ uno dei momenti più delicati degli ultimi trent’anni per il sistema-Italia, alle prese con una pericolosa recessione dell’economia, disoccupazione dilagante, tasse su livelli record, consumi sui minimi storici e forte incertezza politica

E’ uno dei momenti più delicati degli ultimi trent’anni per il sistema-Italia, alle prese con una pericolosa recessione dell’economia, disoccupazione dilagante, tasse su livelli record, consumi sui minimi storici e forte incertezza politica. A preoccupare maggiormente gli addetti ai lavori è il mondo del lavoro. Secondo il centro studi Datagiovani, il mercato del lavoro è oggi chiuso per un giovane su due. L’inattività e lo scoraggiamento frenano soprattutto le donne, mentre il tasso di disoccupazione potenziale tra i giovani under 25 supera il 50%.

Numeri che mettono i brividi, soprattutto visti nell’ottica della disoccupazione potenziale che rispetto a quella ufficiale aggiunge anche due categorie di inattivi, ovvero chi è pronto a lavorare (ma che non cerca attivamente un impiego) e chi passa in rassegna offerte e annunci, pur non essendo disponibile a lavorare nell’immediato. Rispetto al tasso di disoccupazione ufficiale, attualmente all’11,2%, quello potenziale (o virtuale) sale al 20,1%.

ISTAT: DISOCCUPAZIONE AI MASSIMI DAL 1999

La forbice tra disoccupazione effettiva e quella virtuale è di circa dieci punti in Italia, molto di più se si considera che la media europea si aggira intorno ai 4 punti. Il gap, però, peggiora se si considerano le donne (più di 13 punti) e i giovani (qui si schizza fino ai 16 punti). La ragione principale per la quale si evita di cercare lavoro è la perdita delle speranze, che rientra nel 43% dei casi.

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE RECORD AI MASSIMI DAL 1992

Lo scoraggiamento colpisce pesantemente le donne (45%), tanto che dal 2008 le donne scoraggiate sono aumentate del 7%. La situazione più critica si registra tra i giovani under 25: il tasso di disoccupazione virtuale è del 50,7%, mentre i giovani inattivi sono il 34% della forza-lavoro, ovvero tre volte in più rispetto alla media europea.

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