Quali rischi dai conti correnti all’estero

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Detenere attività finanziarie all’estero è una pratica assolutamente legittima e legale, alla portata di tutti gli italiani che avessero intenzione di depositare tutto o parte del proprio denaro oltre i confini nazionali

Detenere attività finanziarie all’estero è una pratica assolutamente legittima e legale, alla portata di tutti gli italiani che avessero intenzione di depositare tutto o parte del proprio denaro oltre i confini nazionali. Lo scopo potrebbe essere quello di diversificare i propri investimenti o di ridurre il rischio-paese, ovvero il caso estremo di una bancarotta del proprio Stato che avrebbe potenzialmente implicazioni negative per il denaro dei cittadini residenti in Italia. L’attuale situazione politico-economica potrebbe indurre molti risparmiatori a considerare questa opzione, in ottica di diversificazione dei rischi finanziari.

Una parte del proprio portafoglio potrebbe così essere investito in aree geografiche differenti dall’Italia, e magari anche dall’Europa visto che ogni paese dell’eurozona sembra essere legato a doppio filo con quello degli altri. Tuttavia, bisogna valutare attentamente i rischi in modo tale da evitare un caso à la Cipro, dove la bancarotta nazionale ha costretto il governo a chiedere aiuti finanziari esterni e a procedere con un clamoroso prelievo forzoso sui conti correnti.

PRELIEVO FORZOSO DAI RISPARMI DEGLI ITALIANI IMPOSSIBILE

Si può quindi aprire un conto all’estero, ma occhio a non farsi ipnotizzare soltanto dai rendimenti offerti dai conti correnti. Cipro presentava un elevato tasso medio sui depositi, tanto che numerosi investitori russi avevano depositato sull’isola il proprio denaro incuranti del rischio-paese. Se proprio si vuole diversificare con investimenti all’estero è meglio puntare ad aree economiche diverse dall’euro, scommettendo per lo più su paesi con finanze publiche in ordine, valute forti, stabilità politica e prospettive economiche solide. Una ricerca che porta a paesi come Australia, Canada, Norvegia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Singapore e così via.

COSA SUCCEDE AI NOSTRI RISPARMI SE LA BANCA FALLISCE?

La soluzione di aprire un conto all’estero è del tutto lecita. Bisogna ricordarsi che il tutto va dichiarato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, nella parte “investimenti all’estero e/o trasferimenti da, per e sull’estero”. Bisogna indicare saldo, interessi maturati e trasferimenti avvenuti nell’arco dell’anno, a meno che l’ammontare non sia inferiore a 10mila euro. L’imposta sul c/c estero è di 34,2 euro, quella sul valore delle attività detenute all’estero (Ivafe) è dello 0,15%. Sugli interessi maturati si applica l’aliquota d 20% come in Italia.

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