Negli ultimi mesi sta crescendo l’appetito degli investitori per i fondi comuni di investimento che pagano cedole periodiche sulle somme versate. Si tratta dei cosiddetti fondi “target”
Negli ultimi mesi sta crescendo l’appetito degli investitori per i fondi comuni di investimento che pagano cedole periodiche sulle somme versate. Si tratta dei cosiddetti fondi “target”, che somigliano molto a normali obbligazioni. Hanno una scadenza predefinita, solitamente tra 3 e 7 anni, e staccano una cedola periodica (di solito avviene una o due volte l’anno). Questi fondi “obiettivo” stanno catturando sempre più l’attenzione anche dei risparmiatori retail, interessati a ricevere una cedola costante nel corso del tempo.
Secondo Antonio Foglia del gruppo Banca del Ceresio, “la storia insegna che quando gli investitori sono a caccia di alti flussi cedolari, per integrare le entrate senza intaccare il patrimonio, spesso sottovalutano i rischi e finiscono per perdere una parte del capitale”. Innanzitutto non bisogna dimenticare che questi fondi possono essere acquistati solo in fase di collocamento, quando viene aperta una finestra temporale che dura solitamente poche settimane.
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Si può sempre disinvestire in ogni momento, ma bisogna considerare che c’è un costo di uscita. Gli esperti fanno notare che questi fondi prevedono spesso un elevato carico commissionale, soprattutto in sede di riscatto. Quindi diventa fondamentale valutare questo aspetto. La cedola, invece, varia in funzione del tipo di fondo: se è un obbligazionario costruito con bond governativi e corporate bond di alta qualità, la cedola può essere bassa; se è un obbligazionario con bond di emittenti a basso rating o abbinato anche all’azionario, la cedola è solitamente elevata.
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Nel prospetto informativo viene indicato il coupon minimo garantito. La gestione è attiva, per cui la cedola può anche essere nettamente più alta. Questi fondi sono costruiti con obbligazioni che alla fine vengono quasi sempre portate fino alla scadenza, senza effettuare grosse modifiche in corso d’opera. Tuttavia, le commissioni di gestione sono mediamente molto elevate e potrebbero avere un impatto non indifferente sul risultato netto finale.
