Investire nei paesi emergenti, soprattutto se si ha alle spalle un fondo comune specializzato, può garantire allo speculatore enormi vantaggi.
L’opportunità che ci viene così offerta è di quelle da prendere al volo. Basti pensare che, soltanto nel 2010, i fondi comuni azionari hanno registrato un aumento del 18% mentre quelli obbligazionari del 10.
Numeri da capogiro, insomma, che si spiegano soltanto con una gestione economico-finanziaria, sia nel pubblico che nel privato, ferrea e rigorosa, i cui risultati trimestrali fanno sempre più invidia al volatile mercato occidentale governato da imprese quasi mai esenti da grossi debiti (a tal proposito si legga “Investire nelle società senza debiti“).
La mossa migliore, conoscendo i fondamentali, sarebbe quella di investire, cospicuamente, su un singolo mercato azionario (quello cinese, piuttosto che quello turco, piuttosto che quello brasiliano) espresso, però, in valuta locale.
Queste economia, infatti, stanno trascinando con sé le proprie valute, inducendole ad un rafforzamento che, sul lungo periodo, potrebbe giovare all’investitore grazie all’avvenuto apprezzamento delle monete in questione.
I costi di un tale investimento, poi, sono accessibili alle più diverse clientele ed il rischio derivante è così basso che anche il piccolo risparmiatore, e non già soltanto lo speculatore, possono decidere di investire in quest’avventura esotica.
L’unica considerazione da farsi è in merito al tempo. Occorrono, infatti, molti anni affinché il nostro investimento dia i risultati sperati senza lasciarsi scoraggiare da eventuali periodi di recessione.