Polizze dormienti rimborsi fino al 15 aprile 2013

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Dallo scorso 13 febbraio fino al 15 aprile 2013 sarà possibile chiedere la restituzione delle somme di denaro versate nell’ambito di quelle che ormai vengono definite le polizze “dormienti

Dallo scorso 13 febbraio fino al 15 aprile 2013 sarà possibile chiedere la restituzione delle somme di denaro versate nell’ambito di quelle che ormai vengono definite le polizze “dormienti”, ovvero che da troppi anni non vengono più movimentate. I beneficiari di contratti assicurativi “vita” già prescritti da anni potranno rivolgersi alla Consap, ovvero l’agenzia publica di servizi assicurativi, al fine di ottenere almeno una parte delle somme che già tanti anni fa avrebbero divuto richiedere alla propria compagnia. Questa finestra di rimborso non sarà valida per tutti.

Infatti, potranno chiedere la restituzione del denaro solo coloro che hanno stipulato le polizze “dormienti” sulle quali il diritto alla prestazione era maturato tra il primo gennaio 2006 e il 29 ottobre 2007. L’intervento limitato è da imputare alle varie leggi che si sono susseguite su questo tema. L’ultima in ordine cronologico è stata approvata a fine 2012: il periodo di prescrizione è stato aumentato a 10 anni da 2 anni, ma senza efficacia retroattiva.

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Questo fenomeno delle polizze dormienti si riferisce agli eredi assicurativi di prestazioni “vita”, che però non erano informati sul contratto stipulato dal congiunto defunto, oppure a coloro che erano gli stessi beneficiari ma che non conoscevano i diritti alla prestazione. E poi c’è l’ultima categoria, ovvero quella dei distratti, che hanno dimenticato nel cassetto per anni la documentazione relativa a questi contratti.

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Fino a pochi anni fa la legge prevedeva che se nessuno reclamava il diritto di prestazione della polizza “vita”, il denaro veniva incassato direttamente dall’assicuratore dopo il periodo di prescrizione di un anno. Dopo le polemiche sorte in ambito bancario per una situazione molto simile alle polizze dormienti, il periodo di prescrizione è stato aumentato prima dall’Isvap (ora Ivass) e poi dal governo.

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