5 buoni motivi per non investire in oro nel 2013

di Redazione Commenta

Il riacutizzarsi delle tensioni sull’area euro, a causa dell’instabilità politica italiana prima e del piano di salvataggio shock di Cipro, sta riportando in auge le quotazioni dell’oro

Il riacutizzarsi delle tensioni sull’area euro, a causa dell’instabilità politica italiana prima e del piano di salvataggio shock con prelievo sui depositi di Cipro, sta riportando in auge le quotazioni dell’oro. Da inizio anno il metallo prezioso ha perso più del 5% del proprio valore, appesantito da riscatti record sugli Etf, dall’uscita di numerosi hedge funds e dal crollo della domanda da investimento. Tuttavia, dopo aver toccato il minimo annuale a 1.555$ l’oncia lo scorso 21 febbraio, è iniziata una graduale risalita con un rally fin sopra 1.600$.

L’oro sta cercando di riappropriarsi del suo vecchio status di “bene rifugio”, perso negli ultimi mesi sia per motivazioni tecniche (quotazione eccessivamente elevata e non lontana dai top di sempre) che di natura fondamentale. Nonostante il ritorno sopra 1.600$ e la proiezione verso 1.625$, gli analisti finanziari invitano alla cautela avanzando dubbi sulla possibilità che il rally possa effettivamente proseguire anche nelle prossime settimane.

Secondo Robin Bahr di Société Générale, in questa fase di mercato “c’è una certa rincorsa ai beni rifugio, ma è ancora troppo presto per valutare se continuerà o meno”. Secondo l’esperto della banca transalpina, “l’oro non dovrebbe apprezzarsi molto più di così”. Barclays Capital ritiene che il ciclo rialzista dell’oro appare frenato dall’affaticamento degli investitori, mentre il trend rialzista è ormai finito secondo Goldmans Sachs e Credit Suisse.

Di seguito ecco 5 buoni motivi per non investire nell’oro nel 2013:
1- riscattti record dagli Etf che investono in oro fisico;
2- forte calo della domanda di lingotti ad uso investimento;
3- quotazioni cresciute del 360% negli ultimi 10 anni;
4- aspettative di bassa inflazione nei prossimi anni;
5- possibile cambio di strategia di politica monetaria della Fed.

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