Perché oggi conviene risparmiare anche in monete diverse dall’euro?

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La crisi dei debiti sovrani europei ha aperto un nuovo capitolo della peggiore crisi finanziaria dagli anni della Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso, che ormai si trascina a corrente alternata dall’estate del 2007

La crisi dei debiti sovrani europei ha aperto un nuovo capitolo della peggiore crisi finanziaria dagli anni della Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso, che ormai si trascina a corrente alternata dall’estate del 2007. Risparmiare è diventato sempre più difficile, in quanto gli investimenti sicuri (o quantomeno quelli con rischo quasi nullo come i titoli di stato) sono praticamente scomparsi. In più la maggior parte degli asset denominati in euro sono diventati di colpo molto rischiosi, a causa del pericolo di default di molti governi europei.

Così tenere anche un semplice portafoglio di liquidità completamente denominato in euro può diventare pericoloso, soprattutto in caso di uscita di un paese membro dalla zona euro (La Grecia è sempre il paese più accreditato) o addirittura in caso di clamorosa disintegrazione dell’unione monetaria, a causa di disaccordi politici tra i paesi membri o a seguito di pericolosi malcontenti sociali nei paesi maggiormente sotto pressione per elevata disoccupazione, crescita negativa e carico fiscale eccessivo.

Secondo una recente ricerca promossa dalla banca americana Goldman Sachs e condotta da Gfk Eurisko, il 93% dei risparmiatori italiani non investe in monete diverse dall’euro. Ciò vuol dire che in caso di clamorosa escalation negativa di eventi, ci si potrebbe ritrovare con i risparmi di una vita svalutati anche del 30-50%, senza contare del crollo del valore degli asset meno liquidi (come gli immobili).

Quindi, il risparmiatore del XXI secolo deve avere un approccio globale nella diversificazione dei propri investimenti anche in monete diverse dall’euro. Ad oggi gli esperti consigliano di destinare almeno una quota del 15-20% a valute estere (soprattutto attraverso l’acquisto di bond denominati in valute estere). Di questa quota un 60-70% va destinata in asset denominati in valute di paesi maturi, come il dollaro americano, la sterlina o il franco svizzero. Piacciono molto anche soluzioni più esotiche, come lo yuan cinese, il dollaro canadese (tra le monete più stabili al mondo), il dollaro australiano e alcune divise di paesi emergenti (zloty polacco, real brasiliano, peso messicano e/o qualcun’altra).

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