Battere l’inflazione con i Btp “lunghi”

di Redazione Commenta

Il tasso di inflazione ad agosto si è attestato in Italia al 3,2% (ovvero lo 0,4% in più rispetto a luglio), anche se secondo Federconsumatori l’inflazione è molto più alta (5,5%) e comporta un aggravio di 1.628 euro ogni anno

Il tasso di inflazione ad agosto si è attestato in Italia al 3,2% (ovvero lo 0,4% in più rispetto a luglio), anche se secondo Federconsumatori l’inflazione è molto più alta (5,5%) e comporta un aggravio di 1.628 euro ogni anno alle famiglie italiane solo per la componente prezzi e tariffe. Negli ultimi due mesi i tassi sui Btp sono scesi con decisione, dando un sospiro di sollievo alle casse dello stato che così dovranno pagare meno interessi sul debito.

Tuttavia, per i risparmiatori non è una buona notizia, in quanto il rendimento è vistosamente sceso su tutte le scadenze, in particolare quelle di brevissimo periodo (6-12 mesi). Con l’inflazione sopra il 3% e l’indice del caro-vita italiano (“carrello della spesa”) sopra il 4%, trovare rendimenti “reali” positivi sembra quasi impossibile. Con il tasso dei Bot in caduta libera sotto il 2%, battere l’inflazione può diventare possibile solo a patto di prendersi qualche rischio in più.

Ciò vuol dire che bisogna puntare sui Btp “lunghi”, ovvero i titoli di stato italiani con scadenza superiore almeno ai 5 anni. L’aumento della duration comporta un maggiore rischio tassi, anche se il ritorno della fiducia sui mercati finanziari sembra aver “normalizzato” la situazione sul mercato secondario dei titoli di stato, allontanando momentaneamente lo spauracchio delle oscillazioni più violente.

Puntare oggi sui Btp a lunga scadenza (ovvero da 5 a 30 anni) può essere un buon investimento, a patto di reinvestire le cedole e mantenere i titoli in portafoglio fino alla naturale scadenza della durata del contratto. Inoltre, se la situazione sui emrcati dovesse ulteriormente stabilizzarsi, è possibile un forte apprezzamento delle quotazioni nei prossimi mesi.

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