15 milioni di persone in disagio economico

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Dal “Rapporto Annuale 2013 – La situazione del Paese” dell’Istat emerge un quadro drammatico della condizione economica di milioni di persone in Italia. In particolare, a fine 2012 sono quasi 15 milioni le persone in disagio economico

Dal “Rapporto Annuale 2013 – La situazione del Paese” dell’Istat emerge un quadro drammatico della condizione economica di milioni di persone in Italia. In particolare, a fine 2012 sono quasi 15 milioni le persone in disagio economico o deprivazione, ovvero circa il 25% della popolazione. Al Sud la quota sale addirittura al 40%. In una condizione di grave disagio economico ci sono, invece, 8,6 milioni di persone (14,3%). In questo caso, rispetto al 2010, l’incidenza è più che raddoppiata dal 6,9% di un paio d‘anni prima.

Secondo l’Istat anche nei primi 4 mesi del 2013 c’è stato un peggioramento della situazione, a causa dei perduranti segnali di debolezza economica. Inoltre, è stato calcolato che in Italia la pressione fiscale è al 44%, sui livelli più elevati in Europa. Nel 2012 l’incidenza delle imposte correnti sul reddito disponibile delle famiglie è aumentata fino al 16,1%, ai massimi dal 1990.

UN 40-ENNE SU QUATTRO VIVE CON PAGHETTA DEI GENITORI

Aumenta poi la sfiducia dei giovani nel mondo del lavoro. L’Italia è il paese europeo che ha la quota più elevata dei giovani con età compresa tra 15 e 29 anni che non lavorano né studiano. Sono i cosiddetti “Neet”, che hanno raggiunto quota 2,25 milioni di unità nel corso del 2012 al 23,9%. Un giovane su quattro è praticamente fermo, senza lavoro e lontano dagli studi. In un anno c’è stato un incremento di quasi 100mila giovani Neet.

DISOCCUPAZIONE QUASI RADDOPIATA IN 5 ANNI

Brutte notizie dal lato della disoccupazione. Dal 2008 al 2012 la quota dei disoccupati è cresciuta di oltre un milione di unità a 2,74 milioni da 1,69 milioni. Cresce soprattutto la quota dei disoccupati di lunga data, ovvero coloro che sono fermi da più di un anno. In Italia sono il 53% del totale contro il 44,4% della media europea. Male anche i consumi, tornati ai livelli di inizio anni ’90.

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