Quanto denaro investire nei paesi emergenti nel 2013

di Redazione Commenta

Da inizio anno, nonostante il rally delle borse mondiali, i listini dei paesi emergenti hanno un po’ deluso le attese di investitori e analisti finanziari

Da inizio anno, nonostante il rally delle borse mondiali, i listini dei paesi emergenti hanno un po’ deluso le attese di investitori e analisti finanziari. Basta pensare che la borsa cinese ha perso il 3% in quasi 5 mesi, mentre la borsa brasiliana il 10%. Deludenti anche le performance di Russia, India, Korea e Messico. I risparmiatori avevano apprezzato negli ultimi anni il boom dei paesi emergenti e restano comunque ancora molto attratti da questi mercati ad alto potenziale di crescita. Conviene ancora puntare su questi paesi? Se sì, quanto denaro investire?

Siccome lo scenario di crescita resta ancora molto positivo per la stragrande maggioranza dei paesi emergenti, l’ideale è destinare una giusta porzione del proprio portafoglio evitando una sovraesposizione ingiustificata rispetto ai fondamentali economici e alle aspettative di crescita delle borse emergenti. Il rischio bolla speculativa sui titoli di stato e sulle borse dei paesi occidentali invita alla cautela. La view generale dei gestori di fondi resta “neutral”.

Volendo ipotizzare un patrimonio di 100mila euro, secondo James Ross, senior portfolio manager di AllianceBernestein, indipendentemente dal profilo di rischio si può pensare di destinare una quota del 13% del portafoglio totale. Per i risparmiatori più prudenti viene consigliato l’acquisto di corporate bond di Messico, Russia e Turchia. Per chi vuole rischiare qualcosina in più, viene suggerito l’acquisto di azioni appartenenti ai settori hi-tech, finanziario ed energy di Korea, Cina e Brasile.

INVESTIRE IN TITOLI DI STATO DI PAESI EMERGENTI NEL 2013

L’investimento deve avvenire tramite fondi di investimento o, ove possibile, in Etf. Meglio farsi consigliare da un esperto in materia. Infine, se si vuole essere più aggressivi, viene suggerita una ripartizione della quota del 13% in questo modo: 8,5% con azioni dei settori hi-tech, finanziario ed energy di Korea, Cina e Brasile; 4,5% con titoli di stato di Korea, Cina e Brasile.

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