Crisi delle carte di credito

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La recessione e l’incremento della tassazione apportata dal governo Monti ha avuto un forte impatto sui budget delle famiglie, che hanno tagliato drasticamente i consumi e l’utilizzo degli strumenti di pagamento

La recessione e l’incremento della tassazione apportata dal governo Monti ha avuto un forte impatto sui budget delle famiglie, che hanno tagliato drasticamente i consumi e l’utilizzo degli strumenti di pagamento. Secondo quanto emerge da uno studio di Assofin, Crif Decision Solutions e Gfk Eurisko, nel 2011 il numero delle carte di credito in circolazione è sceso del 12% rispetto all’anno precedente, mentre è leggermente aumentato quello delle carte di debito, cioè i bancomat, e delle carte prepagate.

Le famiglie hanno ridotto sensibilmente il numero delle carte di credito, così che oggi è difficile trovare più di una carta per famiglia. Inoltre, viene ormai scelta quasi sempre solo la versione “base” della carta. L’impatto della crisi ha generato anche un calo nelle transazioni, seppur lieve. Infatti, nel 2011 è avvenuta una flessione dello 0,3% rispetto all’anno prima, quando le transazioni con carte di credito aveva toccato 590 milioni.

Nel 2011 il valore medio della spesa per ciascun transazione è sceso però a 95 euro: nel 2010 era 97 euro (-2,1%), mentre nel 2009 addirittura 104 euro (-9,47%). Se si considera anche il calo del valore medio delle transazioni su Pos con bancomat, si può notare come il trend sia diretto verso un utilizzo sempre più frequente delle carte di pagamento, quali il bancomat e le carte prepagate (come la Postepay).

Tra le carte di credito vanno molto male le “revolving”, che sono comunque eccessivamente costose e spesso con tassi di interesse al limite della soglia di usura. Le nuove emissioni di carte revolving sono crollate del 16,5%, mentre il numero delle operazioni è sceso del 13,8%. Le carte di credito respirano solo sul web, dove il trend di crescita resta piuttosto stabile nonostante i timori per phishing e truffe.

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